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Let’s take a break. Prendiamoci una pausa.

[Testo in italiano in fondo]

January 2016

Unannopersbagliare officially takes a break. Well, I, Gaia, take a break from updating this blog. As you might have noticed I haven’t been posting for some time (or maybe you didn’t as I was never so consistent! 😉 ) and I don’t know when and if I start again.

The thing is, I feel that keeping this blog pushed me in the right direction, the one that I am following now. I needed that push so much at that time: I was going through a depression (even if I didn’t know it yet), and I struggled and fought to get a job I was unhappy with in the end… I needed to start over, allowing myself to make mistakes, as wanting to always do the right thing didn’t lead me far. And certainly didn’t make me happy.
Therefore, in late 2009, I decided I’d find my fresh start in what I’ve always loved doing: writing and cooking. I had just met Orso who had to leave for another continent and therefore I had picked up writing again.

More than six years on I moved to three new countries, I went back to university, I became a journalist (among many other other things!) I married Orso, I threatened to divorce him, I discovered the African and the American continents, I (finally!) lived in China and ate countless slices of cake.
Long story short: apart from my love of cakes, everything else in my life has changed.

That's so exactly me, right now. Ecco, questa sono io, adesso.

That’s so exactly me, right now.
Ecco, questa sono io, adesso.

Now writing and talking is my job: you can follow my media, communication and training work on gaiamanco.net and from there you can discover all the pretty and super-serious things I am doing with digital media.

My cakes now feature on my Instagram account, which is a tribute to my friends and family and how they are present in my everyday life, even if from so far away. And there are a lot of pretty pictures of home and travels.

My travels are featured in my shiny new podcast Accidentally in Joburg. It’s one of the projects I’m most proud of, 100% handmade by me, you should listen to it and follow it. Follow it!

I also try and give an original view of the African continent with my Yebo! radio show. As you notice, they are both in Italian, as I am exploring working more in my mother-tongue.

Of course, I always bring Lucy along, as you can see in the photoblog Lucy travels (Lucy and Gaia) as soon as I get the time to download thousands of pictures from 4 continents and 11+ years of travel.
In my travels, I have even found some fellow feminist bloggers with whom I created the thought-provoking Le Donne Visibili.

Every single of these projects started in a way or another here on unannopersbagliare, and I thank you for reading and supporting me.

I’m sure we’re going to meet again for an honest chat and a piece of cake.
See you,

Gaia


 

Gennaio 2016

Unannopersbagliare si prende ufficialmente una pausa. O meglio, io, Gaia, mi prendo una pausa dall’aggiornare questo blog. Non pubblico un nuovo post da molto tempo (non che sia mai stata molto puntuale, è vero) e non so se e quando ricomincerò.
Il fatto è che mi sembra che questo blog -e voi che lo avete letto- mi abbia spinta nella direzione giusta. Quando ho cominciato avevo bisogno di quella spinta: stavo attraversando una depressione (anche se all’epoca non lo sapevo) e avevo trovato a fatica un lavoro e una vita che credevo di volere e invece… Insomma: avevo bisogno di ricominciare, sbagliando, perché credere di fare tutto giusto non mi aveva portata lontano. E di certo non mi aveva fatta felice. Mi serviva una nuova partenza, ed avevo deciso di trovarla nelle cose che mi sono sempre piaciute, comunque: scrivere e cucinare. Avevo appena incontrato Orso che era subito partito per un altro continente e per questo avevo ripreso a scrivere.

Da allora ho traslocato tre volte in tre Paesi diversi, sono tornata all’università, sono diventata giornalista (e non solo!), ho sposato Orso, l’ho minacciato di divorziare, ho scoperto l’Africa e l’America, ho vissuto in Cina e mangiato tantissime torte.
Per farla breve: è cambiato tutto nella mia vita, tranne l’amore per le torte.

That's so exactly me, right now. Ecco, questa sono io, adesso.

That’s so exactly me, right now.
Ecco, questa sono io, adesso.

Adesso scrivo e parlo per lavoro: su gaiamanco.net potete restare aggiornati sul mio lavoro nei media e comunicazione (in inglese, italiano, francese e tedesco, non ancora in cinese!) e scoprire tutte le cose serie e interessanti che faccio e che mi piacciono.

Le torte si trovano sul mio account Instagram , che è un omaggio alla presenza della mia famiglia e dei miei amici nella mia vita di tutti i giorni in altri continenti. E ci sono anche un sacco di foto carine di dove vivo e dove vado.

Dei miei viaggi ora parlo nel mio nuovissimo podcast Accidentally in Joburg. E’ un progetto di cui sono fierissima, ascoltatelo e seguitelo, è fatto a mano da me dalla prima all’ultima parola. Seguitelo!

Cerco anche di dare una visione alternativa del continente africano con la rubrica radiofonica Yebo! Entrambi i radio-progetti sono in italiano, anche questa è una nuova sperimentazione.

Porto sempre Lucy con me, ovviamente, come si vede nel photoblog Lucy travels (Lucy and Gaia), anzi come si vedrà quando avrò tempo di scaricare le migliaia di foto che le ho fatto in questi 11 anni insieme!
Ah, ho anche finalmente trovato delle amiche blogger e femministe, ed insieme abbiamo creato Le Donne Visibili.

In un modo o nell’altro, ognuno di questi progetti è nato su questo blog, quindi vi ringrazio per avermi letta e sostenuta.

Sono sicura che ci rivedremo per una confidenza ed una fetta di torta.
A presto,

Gaia

Gabon: se lo sapesse mia mamma + Torta di prugne rovesciata

Lambarené, Gabon, agosto 2013

Il fiume Ogooué in Lambarené, Gabon

Il fiume Ogooué in Lambarené, Gabon. Foto: GManco

Questo post si potrebbe chiamare «se lo sapesse mia mamma». Se lo sapesse mia mamma che cammino da sola, la sera sul ponte sul fiume Ogooué, nel centro del Gabon. Nel sacchetto di plastica un pesce grigliato comprato al mercato notturno di Isaac. Pesce grigliato, banane fritte e una salsa piccantissima e cipolle fresche come contorno.
Ci sono arrivata dicendo al tassista, in un taxi condiviso, di portarmi alla «station», che poi non è altro che una stazione di servizio.
Se lo sapesse mia mamma, che appena arrivata sono uscita non sapendo bene dove andare, ho trovato degli impiegati della società dell’acqua che mi hanno accompagnato al mercato più vicino.

Fish market in Lambarené

Il mercato del pesce di Lambarené. Foto: GManco

Perché ho letto che qui le persone sono gentili, perché mi hanno detto che qui le persone sono gentili, perché talvolta le persone sono gentili se pensi che lo siano. Lo so perché mi piace, questo posto grande sull’equatore dove sono sola e c’è il rumore forte degli insetti notturni. Perché sono libera, perché nessuno conosce il mio nome ma sono disposti a darmi un passaggio, a darmi un consiglio. Perché sono sola e riesco a stare in silenzio. Anche la mia testa tace.
Se lo sapesse mia mamma, che mi sono data un lavoro da fare all’equatore, non so ancora se riuscirò a venderlo, però mi sembra bello, mi sembra importante, mi sembra che qui le persone abbiano cose da dire, solo che nessuno gliele chiede, si va sempre ad interpellare gli stessi.
Se lo sapesse mia mamma, e adesso lo sa, credo che sarebbe orgogliosa.

La torta non ha niente a che fare con l’equatore. La ricetta me l’ha chiesta, che ve lo dico a fare, mia mamma

Torta rovesciata alle prugne

Torta rovesciata alle prugne: pronta!

Ingredienti
Pasta:
150 gr burro
150gr zucchero
3 uova
1-2 cucchiai di latte
40 gr mandorle tritate
mezzo baccello di vaniglia
150gr farina
lievito per dolci – sale

Copertura:
100gr burro
150gr zucchero di canna (il mio veniva direttamente dal Madagascar)
600gr di prugne viola

Torta rovesciata alle prugne: ingredientiIniziare dalla copertura (che è un po’ come il modo di dire: “begin with the end in mind” “Comincia pensando a come finire”, un consiglio da prendere in considerazione quando si dipinge una parete o sale su un albero, ad esempio).
Lavare, snocciolare e tagliare a fette le prugne.
Sciogliere il burro in una padella aggiungere lo zucchero ed ottenere una crema un po’ spumosa. Mescolare in continuazione affiché i due ingredienti non si separino. Versare questo caramello nella teglia da torta imburrata e disporci sopra le fettine di prugne. Disposte a cerchi concentrici sono più carine.  Mettere la teglia da parte e riscaldare il forno a 180°.

Torta rovesciata alle prugne
Passiamo alla base (pasta): sbattere burro e zucchero. Sbattere le uova con il latte ed aggiungerle poco alla volta al composto di burro e zucchero. Aggiungere le mandorle, il lievito, l’interno del baccello di vaniglia ed un pizzico di sale. Mescolare bene ed aggiungere la farina. Quando il composto è ben amalgamato versarlo sulle prugne che attendono sul fondo della teglia.
Cuocere per 45′, fino a che la torta supera la prova dello stecchino.

Fetta di torta rovesciata alle prugneUna volta pronta, lasciare raffreddare qualche minuto, staccare la torta dai bordi con un coltello e rovesciare la torta. Come si rovescia una torta? Si prende un piatto più grande della teglia e lo si mette a mo’ di coperchio sulla torta. Si solleva la torta tenendo una mano sul fondo ed una sul piatto-coperchio. Hop! Si capovolge con un gesto veloce e deciso!

La giardiniera incostante

Piantina di timo e bambolina giapponese Io non so niente di giardinaggio. Ma proprio niente. Per questo vorrei che la mia vita gli assomigliasse un po’ di più. Al giardinaggio.
Dicevo, non so proprio niente niente eppure ogni volta che arrivo in una nuova casa prima o poi viene il momento: e se mi prendessi cura di qualche pianta? Quando arrivai in Inghilterra ho persino comprato dei bulbi pensando che un caotico giardino all’inglese facesse per me: i fiori non spuntarono mai. Prima tenevo le mie tre piantine sul davanzale davanti alla porta del mio appartamento parigino, perché all’interno non c’era abbastanza spazio. Un giorno scoprii davanti alla mia porta la vecchina del terzo piano prendersi cura delle mie piante di nascosto: “le ho viste così malmesse, pensavo che fossi partita da tempo”. Ero in casa. Da quel giorno le ho affidato le mie piante che fossi in aereo o solo sotto la doccia e quando ho lasciato Parigi gliele ho regalate, o almeno i loro amabili resti.

Insomma, per dire quanto io non ne sappia niente. Però mi piace sempre di più occuparmi di piante. Quello che mi piace è che lo faccio con una convizione che sembra che io sappia tutto, con una sicurezza che sembra dire: io so cosa sto facendo, anche se il mio unico attrezzo è un cucchiaio da minestra. Dieci, venti giorni dopo forse non spunterà niente, e la maggior parte delle volta non spunta niente. La maggior parte delle altre volte ciò che è gia spuntato muore.
Ma talvolta qualcosa spunta e talvolta l’origano dimenticato durante il nostro inverno africano ritorna in vita. Così nel giardinaggio qualunque cosa bella è un regalo, qualunque cosa brutta un incidente già dimenticato.
Siccome la vita io l’affronto proprio al contrario, mi chiedo se non debba darmi al giardinaggio. Ma solo così, senza mai imparare nulla.

Muffin all’errore

La storia è dentro la ricetta. O la ricetta è dentro la storia, dipende da che lato le guardi. In entrambe è nascosto, neanche tanto, l’errore.

Muffin all’errore: senza cranberries e con pezzi di cioccolato.

Muffin all'errore con cioccolato e senza cranberries

Ingredienti

100g  formaggio fresco (tipo philadelphia)
250g zucchero
170g cranberries (che verranno poi buttati via. Sì, hai letto bene)
200g farina
mezza bustina di lievito (quante volte te lo devo dire che una bustina serve per 500 g di farina?)
2 uova
75ml olio di semi
aroma di vaniglia
per sostituire i cranberries e riparare all’errore: 70g di cioccolato

Questi sono muffin ai cranberries. I fruttini dentro però non ci sono. Al posto ho messo la cioccolata. Succede che talvolta qualcosa non funziona e mentre si è in viaggio bisogna bruscamente cambiare strada, abbandonare i bagagli e magari pure proseguire a piedi. Succede che era pure la strada sbagliata e ci siamo allontanati. Io, dopo aver guardato con disperazione la strada vuota  so proseguire a piedi. Ma i bagagli, quelli che non volevo ma ho dovuto e scelto di lasciare per strada mi tormentano. Quelli che ho deciso di portare invece pesano inutilmente. Insomma, più cerco di riconciliarmi con gli errori più loro ritornano su, come la cipolla.

Cranberries freschiCominciamo. Sbattere il formaggio con 25g di zucchero. Mettere il composto in frigo per farlo diventare più duro. Cuocere i cranberries con 25g di zucchero fino a che scoppiettano, mescolare e lasciar raffreddare. Assaggiare e se vi fanno schifo come a me, buttare via. Se no, buttali via comunque, credimi, che col cioccolato la ricetta viene meglio.
Ma perché devo comprare e cuocere i cranberries se poi tanto non li uso? Ottima domanda (e molto ben posta, direbbe alla radio l’amico M.). Neanche io li avrei comprati e preparati se avessi saputo che alla fine sarebbero stati immangiabili: però non c’era modo di saperlo prima mannaggia.
Perché cercare il pretesto di attaccare bottone con qualcuno per poi trovarsi due anni ed una storia d’amore dopo a cambiare strada quando lo vedi passare? Perché hai studiato tanto per fare un lavoro che non ti piace?

Vedo che mi hai capita.

impasto dei muffin con cioccolato Mescolare lo zucchero che resta, la farina, il lievito e un pizzico di sale. Tritare grossolanamente il cioccolato. Aggiungere le uova, l’olio, la vaniglia ed infine il cioccolato al composto di farina. Mescolare bene fino a che il composto si fa lucido e delizioso. Assaggiare per sicurezza.

Riempire con l’impasto gli stampini da muffin per due terzi  (i miei sono di silicone, ma di carta infilati nella teglia da muffin vanno benissimo), dovrebbero venirne una decina, a me ne sono venuti nove: mi sa che mi sono mangiata troppo impasto. Fare col pollice un buco in mezzo ad ogni muffin e posare una cucchiaiata di formaggio zuccherato.
Infornare a 170° per 20-25 minuti.

Muffin all'errore pronti per essere infornatiMagari i cranberries che ho comprato non erano buoni o semplicemente il sapore della salsa di cranberries non mi piace. Per scoprirlo ho sprecato un po’ di zucchero e di tempo, ed ora ho una pentola incrostata che mi guarda. Però almeno adesso lo so. E poi il profumo che usciva dalla pentola era buonissimo.  Per un po’ è stato bello. Per il resto c’è sempre la cioccolata.

Take a leap! And a piece of cake

E’ di nuovo quel momento. Il momento in cui poter fare tutto. Il momento in cui hai preparato la valigia e bisogna partire. Io oggi, dopo aver consegnato l’ultimo pezzo della mia tesi, non riesco a combinare niente di sensato, a meno che non si consideri sensato mettersi al passo con le serie tv che sono andate in onda quando avevo di meglio da fare. Oggi è di nuovo quel momento tanto atteso in cui finalmente hai tutto il tempo per scrivere e da oggi in poi ogni giorno scriverai qualcosa, neanche fosse settembre in anticipo. Oggi è il momento in cui l’ispirazione se n’è andata e sembra per sempre.

Io ho deciso un anno fa: sono venuta in questa città comoda dove sembra sempre leggermente autunno anche col bel tempo per imparare a raccontare le storie, per commettere gli errori giusti. E ci sono riuscita: non saprei giudicare altrimenti il fatto di aver cominciato a lavorare prima di aver preso quest’ennesima laurea. Insomma, magari te lo aspetti da un ingegnere, ma meno da una giornalista in un paese straniero. Però, ricorda, non ho mai detto di non essere brava. Il lavoro di quest’anno mi ha  portata su un nuovo trampolino, anzi un trapezio da circo. Non ho avuto dubbi salendo. Adesso però ho paura. Ho paura dei traslochi che verranno, delle case da trovare in tre-quattro nuove città, dei lavori da cercare, dei cento no e due forse, dei complimenti senza un seguito, di non sapere come va finire.
Leggo sempre un po’ la fine dei libri, ma non in caso muoia prima come Billy Cristal in Harry ti presento Sally. Sfoglio qualche pagina alla fine del libro per avere un’idea che finisca. Non bene o male, semplicemente sapere che finirà in qualche modo mi rassicura.
Take a leap, dicono, the net will appear. Fai il salto e la rete apparirà sotto di te.

Questo è il momento in cui non si fa neanche la spesa, figurati una torta. La differenza oggi è che sapevo che sarebbe arrivato, quel momento. Così, ho cucinato in anticipo. E la rete non si vede oggi e probabilmente non si vedrà neanche domani. Però, in qualche modo, ad un certo punto appare.

Potrò presto migrare verso centoeunaricettaalrabarbaro.net di questo passo. Ma i desideri di compleanno non si discutono, soprattutto quelli di Orso.

Crostata di rabarbaro e fragole

Torta al rabarbaro e fragole con sfondo di regali di compleanno

Ingredienti
Pasta frolla:
250g farina più un po’.
2 tuorli
2 cucchiai zucchero a velo
2 cucchiai acqua
sale

Ripieno: 300g rabarbaro sbucciato
10 grandi fragole
1 uovo e 1 tuorlo
150g zucchero
200ml panna
zucchero vanigliato

Preparare la pasta frolla mescolando farina e zucchero a velo. Aggiungere il burro ammorbidito (non sciolto! Non fare come se fosse la prima volta che prepariamo una pasta frolla!). Versare l’acqua e i tuorli nel composto a fontana. Ma perché poi si dice a fontana? La montagna di farina e burro con il buco in mezzo assomiglia molto di più ad un vulcano!

Ingredienti per la torta rabarbaro e fragole di compleanno

Impastare con la punta delle dita (non col palmo perché il calore delle mani scioglie il burro). Formare una palla, avvolgerla nella pellicola trasparente e metterla in frigo. Lo so, la faccio facile io. Se la pasta fosse troppo molle e appiccicosa aggiungere farina o zucchero. Se fosse troppo dura e farinosa aggiungere acqua. Dovrebbe avere una consistenza tale da poterla lanciare al proprio aiuto cuoco. Che poi nel mio caso è sempre Orso. La palla di pasta deve restare in frigorifero per almeno un’ora, ma due sarebbero meglio.

Far marinare il rabarbaro a pezzetti e le fragole anche loro a pezzetti con 50g di zucchero. Mescolare la panna, l’uovo, il tuorlo, 100g di zucchero e lo zucchero vanigliato.

Stendere la pasta in una teglia imburrata apribile. Versare la frutta sul fondo e ricoprire con la crema. Infornare a 180° per 50 minuti. Lo so è tanto, però nel frattempo si possono impacchettare i regali o fare la ceretta, dipende dal compleanno.

Torta al rabarbaro e fragole pronta per essere mangiataProbabilmente ci saranno refusi: tutto questo è stato scritto ascoltando una radio francese che trasmette musica inglese. Oggi va così.

Al quel lettore, fra i miei venticinque, cui siano venute strane idee: io sono molto più giovane di Orso. 

Where have you been? Dove sei stata?

You think you are seeing less of me: you are wrong! I am posting, I am writing. But I do it in many different places: here, herehere, and a little bit here.

Keep reading!

An education

Soon in English, I promise! (and apparently I have to, if I want to graduate!)

L’ho scritto poco tempo fa sotto un articolo e video del Fatto Quotidiano postato da un’amica che ne sa sempre una in più di me: Abbiamo sbagliato. Siamo stati la generazione neanche precaria, come quelli di pochi anni più vecchi, ma la generazione dello stage. E abbiamo sbagliato.

In altri Paesi funziona così: in Francia lo stage deve far parte del percorso universitario, in Inghilterra pure, e si può lavorare solo tre settimane in stage non retribuiti, e solo questo possono chiedere le università. Altrimenti ci sono le traineeship o internship, in cui si viene pagati.
In Italia almeno per ora, almeno in pratica, non c’è limite.

Se due/tre settimane per mettere in pratica un lavoro nuovo, con un mentore, valgono più di uno stipendio, e a qualunche età, tre-sei mesi sono un insulto, anche a diciott’anni.

E come si fa esperienza? Mi chiedi.

E come si faceva prima? Ti rispondo arrabbiata con una domanda. Si lavorava, con il minimo dello stipendio e poi si andava avanti.

Ultimamente mi è stato detto che nelle belle riviste italiane, e ce ne sono di belle, con articoli e foto che fanno invidia anche alla stampa anglosassone, fanno stage non pagati di sei mesi e che è un’assurdità chiedere passarci dei periodi più brevi. O di essere pagati.

Forse è perché all’inizio abbiamo avuto tutto che non sappiamo come chiedere quello che ci spetta? Quindi io vengo qualche settimana, metto in pratica, tu mi correggi, e magari se ci troviamo bene resto. Però a quel punto mi paghi.

Quindi evitate di dirmi che sia tratta di una collaborazione non retribuita, che c’è una scrittrice altrettanto brava e più disperata dopo di me. La mia risposta è no, punto.  E se ti risponde di sì, beh, non è altrettanto brava, perché non sa il suo lavoro quanto valga.

Cosa ne pensate? Qual’è stata la vostra esperienza?

Ah, un’aggiunta, un modo di dire inglese che mi fa ridere e si presta alla situazione:  “if you pay peanuts, you get monkeys”

Birthday Dorset apple cake

Ci sono due momenti decisivi due volte l’anno. Uno e’ settembre per guardare avanti.  Uno e’  il compleanno, per guardare indietro.
Capodanno si sa, e’ una finta.
Dopo aver guardato avanti, e di tanto, con una nuova casa in un nuovo paese ed una nuova professione ora, e’ il mio turno per guardare indietro.

La prima considerazione: un anno non e’ bastato.  Quello di cui mi rendo conto, con un anno e tanti sbagli in piu’ e’ che sbagliando, sto cominciando a prendere le decisioni giuste.

Non mento, forse e’ perche’ mi sono ritirata dal lavoro.
Dici? Allora per spirito scientifico provo a rientrarci subito, mando le prime candidature anche se ho ripreso a studiare da sole sei settimane. E una settimana dopo ho la prima mezza risposta positiva. Trovare un nuovo lavoro e’ spesso una questione di fiducia in se stessi, no?

In inglese c’e’ un modo di dire “you can’t have your cake and eat it too”  che si traduce piu’ o meno nella scelta fra la botte piena e la moglie ubriaca.
Orso pero’ lo usa diversamente. Un giorno circa un anno fa mi ha detto di smettere di aspettare, di cuocere la mia torta e mangiarmela.

Cosi’ per il mio compleanno mi sono fatta una torta e me la sono mangiata. Auguri: a me

Dorset apple cake di compleanno




Questa torta e’ apparentemente uno dei tesori locali. Ho intervistato diversi chef televisivi per un progetto video (fra poco su questi schermi!) e quasi tutti hanno menzionato la dorset apple cake come il loro piatto preferito. Cos’ha di speciale? La lavorazione di burro, zucchero e scorza di limone. Ok, la quantita’ di burro e zucchero, basically.


Ingredienti

  • 230gr di burro da ammorbidire (piu’ un po’ per la teglia)
  • 500gr di mele, la ricetta originale usa le Bramley apples, ma io ho usato della piccole mele rosa, tipo pinklady.  Perche’? Non mi hai sentito? Perche’ sono delle piccole mele rosa! (Fra l’atro, le mele pinklady si chiamano cosi’ per via di Grease? Io me le immagino appese al loro albero con i loro giubbottini e i capelli bigodinati).
  • Scorza di un limone (quindi lavarlo molto bene, dice Orso)
  • 230gr di zucchero bianco (gli inglesi usano tante qualita’ di zucchero diverso per una stessa torta, io ne uso solo due per il momento, primo perche’ e’ antieconomico comprarne troppe e poi perche’ Orso dice che compro e mangio troppo zucchero: ma “troppo zucchero” esiste?)
  • 3 uova
  • 230 gr di farina (anche qui, mille tipi per ogni torta, non sono d’accordo: trova una farina di tipo 00 o simili e usa quella)
  • Lievito, mezza bustina du quello che si trova in Italia in bustine da 16 gr (15gr e’ la quantita’ per 500gr di farina, ricorda!) o due cucchiaini di baking powder inglese
  • Un cucchiaio di zucchero di canna


Riscalda il forno  a 180 gradi (ho un forno a gas! Che donna d’altri tempi!) e approfittane per metterci la teglia con tutto il burro dentro per quanche minuto. Il burro si ammorbidira’ -non deve sciogliersi!- e potrai prima imburrare la teglia con il panetto tiepido e poi usare il burro ammorbidito. Lavora con la frusta elettrica o a mano il burro con lo zucchero e la scorza di limone. Viene fuori una spuma deliziosa e assassina.

Aggiungi, intervallandole, uova e farina (un uovo , un po’ di farina etc.) Gia’ che hai la farina fra le mani, infarina la teglia facendo assorbire il burro.
Fai  sbucciare e  tagliare a cubetti le mele nel frattempo (anche a questo serve una relazione seria).

Aggiungi il lievito e poi le mele a cubetti. Versa la pasta nella teglia imburrata e infarinata. Getta a pioggia lo zicchero di canna, un cucchiaio piu’ un po’, soprattutto se nessuno ti controlla mentre lo fai.

Inforna a 180 gradi (non trovo il simbolino dei gradi sulla tastiera!) per circa 40 minuti. Non lasciare mai la torta da sola! Non lo diro’ mai abbastanza: nessuna torta si cuoce da sola, i gradi possono essere 175 o 184 nel tuo caso e i minuti quarantadue. Controlla sempre.

Nel frattempo accendi il computer, controlla che il telefono sia carico e attendi gli auguri. Ti tocchera’ parlare di come dieci anni fa avevamo 18 anni, ma anche pensare a che facevi un anno fa a quest’ora.

Lascia raffreddare e  congratulati per tutti gli anni passati (anche quelli sbagliati!) con questa torta soffice, dolce e deliziosa.  Il giorno del compleanno si ha diritto ad essere egoisti, e a non condividere.  Oppure inventa una scusa, di’ che ti piacerebbe sentirti speciale, e che la condivideresti, certo ma non con tutti, ecco. Tipo io per essere tranquilla ho detto che l’avrei condivisa solo con chi avesse fatto un viaggio transalantico (dona ferentes) per mangiarla.

Mannaggia, lo ha fatto.

Il giorno del compleanno dura sempre troppo poco, e la cosa ogni anno mi angoscia. La torta pero’, coperta con un po’ di alluminio o in un contenitore ermetico e messa in frigo per via delle mele, si conserva per un po’. Quanto? Non lo so, non ho mai fatto in tempo a scoprirlo.

 

Mi scuso con Anna che voleva una ricetta di torta un po’ meno calorica. Forse un altra volta. Forse.

L’errore giusto

Di recente ho fatto un colloquio ed è andato bene. Non per un nuovo lavoro, ma per tornare a scuola. E dove si sbaglia meglio? (Almeno così si dice, io non ho sbagliato quasi mai e forse è anche questo il problema). Mi sono appassionata tanto alla scrittura di viaggio e gastronomica che mi domando: perché non farne il mio mestiere. No, non è una domanda, infatti. Ma non lo è neanche mai stata.

Ok, questa è una versione della storia un po’ falsa e semplificata. Attraverso i post di viaggio sempre più frequenti, le ricette, attraverso le lettere d’amore, ma anche i resoconti e i rapporti d’attività ed i comunicati mi dico che il mio mestiere sono le storie soltanto.
Questa volta ho controllato tutto, dalla scuola, agli studenti, al lavoro. So meglio cosa voglio. Niente teorie (i teorici della comunicazione non me ne vogliano). Un’esperienza lavorativa obbligatoria. Certificazione professionale. Perché voglio imparare a trasmettere, non a scrivere, quello che succede. Dicono che i giornali muoiono, è vero. Ma credo che non si legga/ascolti meno, solo diversamente. Le storie le prendiamo da un’altra parte e sempre più spesso oltre confine. Ed allora vorrei imparare a raccontare altrove. E a più persone. Per questo, l’italiano secondo me non basta.
Nella mia ricerca ho trovato indispensabili questi siti, che alleano usabilità e affidabilità:

  • Guardian (da quando lessi anni fa il libro sul giornalismo di David Randall, amo il Guardian) ottima anche la parte sula carriera, la consiglio a chiunque volesse cambiare lavoro.
  • The Times poco prima che la versione online diventasse a pagamento (vediamo come va, potrebbero aver fatto bene)
  • The Independent
  • What uni Opînioni sulle università direttamente dagli studenti. Esiste un sito cosi’ per le università italiane?

Cosi’, en passant, quello che è servito a me servirà anche a voi, non esitate a chiedere. Più mi scrivete e più io scrivo.
Ho chiesto consigli e pareri direttamente a sconosciuti di fiducia (nessuno è più affidabile di uno sconosciuto interpellato gentilmente) e ringrazio ex studenti, scrittori, giornalisti e amici che hanno risposto. Soprattutto per il il consiglio di scrivere subito, scrivere adesso, in italiano, in francese, in inglese, in cinese, in endecasillabi, in terzine dantesche. E vedrai che qualcuno ti pubblica ed un giorno ti paga.
Così è deciso, bisogna cambiare città, paese e progetti. Sperando che sia la volta buona, che sia un errore che valga la pena. Perché il problema non è tanto fare un errore, ma fare l’errore giusto.

Questo articolo è dedicato a quelli che si preoccupano per me, a torto o a ragione. Mi preoccupo anch’io, che credi. Ma chissà, forse si è un poco più felici a sbagliare con la propria testa.

Il gusto dei libri

Di ritorno a Parigi dopo un giro di ricognizione a Milano e Lipsia, prendo un giorno di ozio: non ho niente da fare. O meglio, ho deciso che non ho nient’altro da fare che mettere un giorno di niente fra due settimane piene di eventi e di viaggi. Per rimettere in ordine gli appunti, raccogliere le idee e procedere più veloce. Mangio quello che capita e vado nei luoghi che mi confortano. Ognuno ha il suo, no?

A me piace passeggiare in un museo con passo svelto, magari gratis, ma soprattutto essere circondata dai libri. Non che li legga tutti, eh. Ma li guardo tutti quanti e ne sfioro tanti, come i fiori al parco. E leggo, perché quando compri un vestito lo provi prima, allora perché non fare lo stesso in libreria?
Alla fine passo più tempo con quelli che non comprerò. Oggi ho letto un fumetto erotico femminista, qualche libro di lingua e di psicologia e poi sono andata alla ricerca di torte. Di solito perdo l’orientamento ed il conto e arrivo alla cassa con troppi libri, così devo scegliere.
Sono tornata a casa con un libro di torte semplici, una guida di Pechino in inglese  e un regalo. Le torte sono quelle di Kluger , che mi ha convinto perché dalla prima pagina si dichiara come me sostenitrice del forno (e NON del microonde!) per riscaldare le torte. Ma soprattutto perché l’autrice è un’avvocatessa che portava dolci alle cene, e adesso dirige il suo ristorante nel nord del Marais. E anche perché le foto non sono eccessivamente belle.

Errore immobiliare: nei negozio di chincaglierie non c’è un vaso abbastanza piccolo per piantare i fiori nel mio appartamento. Is the universe trying to tell me something?
Errore culinario: ho comprato la cena alla gastronomia greca “Le Pyrée” su Boulevard Saint Germain: troppo olio e pochi dolci. La mia prima critica negativa ermetica, come Ungaretti dal grande appetito.

Ci sono i giorno buoni, in cui tutto si trasforma in ispirazione. Anche il documentario sulle coste tedesche del Baltico che guardo dopo cena (L’Allemagne des bords de mer su Arte+7 ) Perché sono snob anche da pigra.
Il gestore del porto della più piccola città tedesca, Arnis, si chiama Hans ed è un uomo molto bello, e non del tipo che di solito incontro in metrò.
Hans ha studiato economia ad Amburgo, lavorato un poco all’ONU (ma c’è un 20 or 30 something che non abbia lavorato all’ONU ai nostri giorni?!) ed era lo stesso infelice. Dice: “ Prima pensavo che dovevo cambiare il mondo e compiere qualcosa di straordinario, c’era di certo una parte di ego in tutto questo. Adesso invece mi sento bene”.
Quindi eleggo Hans eroe del giorno. Mi rendo conto che facciamo tutti degli errori, e che tutto diventa materiale da racconto o ingrediente da torta.

Qualcuno di voi ha una storia simile a quella di Hans, dell’avvocatessa pasticcera, o dell’agopunturista fotografa da darmi? Offro in cambio una torta e le parole per raccontarla. Penso ad una massaggiatrice laureata professionista del commercio al dettaglio o al fotografo formatore, che mi fanno pensare che sì, si può avere tutto e magari io sarò davvero un’autrice gourmet.

Ho 27 anni e mezzo: il tempo stringe e allo stesso tempo mi dà l’impressione di non essere mai stato tanto.