Storie, storie, storie. Il giornalista, quello un po’ bravo, quello pagato, un po’ in via di estinzione, vive di storie. Lo scrittore pure.
Perché c’è una bella differenza fra scrivere bene di niente, ed avere qualcosa da dire. Devo dire la verità, conosco diverse persone che sanno scrivere bene.
Dico un po’ di più la verità, tante volte ho sentito rivolgermi il complimento: mi piace molto come scrivi. Ecco, io non lo so se sia un complimento. Non ti dovrebbe piacere cosa scrivo soprattutto?
Ti può piacere quello che disegno, se non disegno niente? Insomma, cosa fa un buon scrittore, un buon giornalista? Cosa li differenzia da uno che “scrive bene”? Siccome in tanti leggete ogni giorno, magari qualcuno mi potrà dire la sua.
La mia è: le storie.
Oggi ho trovato due storie, inaspettatamente, sotto la pioggia. Non posso rivelarle, non ancora, perché, appunto questo è il mio lavoro: fare tesoro delle storie.
Consiglio di consumare questa torta accompagnandola con una storia bella, senza tempo, come quella degli intellettuali francesi del dopoguerra, quella di un omicidio a San Pietroburgo, quella di un condottiero tradito. Niente chiacchiere oggi, un bel libro spesso in cui accadono tante cose ed una torta, piena di deliziosi mirtilli tedeschi.
Ingredienti
Pasta frolla:
200gr farina
50gr zucchero
un pizzico di sale
acqua
100gr burro
1 uovo
Ripieno:
500 gr di mirtilli
100 gr zucchero a velo
20gr fecola di patate
3 uova
250ml panna
Mischiare la farina, lo zucchero ed un pizzico di sale. Aggiungere 4 cucchiai d’acqua e disporre a fontana. La definizione a fontana è fortemente fuorviante.
In realtà bisogna fare una montagna con gli ingredienti secchi e lasciare un buco in mezzo. In pratica: un vulcano. Questo mi ricorda che devo chiedere a mia nipote se ha costruito il vulcano che le ho regalato. Questo mi ricorda che devo smettere di tergiversare o stasera non vado più a dormire.
Adesso arriva la parte divertente. Circondare il vulcano di fiocchetti di burro. Versare l’uovo al centro del vulcano. Con un coltello, fare il gesto di tagliuzzare tutto il vulcano, fiocchetti di burro compresi.
O l’autore della vecchia enciclopedia di cucina si è divertito tanto a prendere in giro le casalinghe degli anni settanta o più probabilmente ho capito male il libro, che è tutto in tedesco.
Amalgare il tutto con le mani fredde, fredde mi raccomando o il burro si scioglie. Per lo stesso motivo, amalgamare solo il tempo necessario. Assaggiare. Perché? Perché è buono.
Altra parte divertente: fare una palla con la pasta, avvolgerla nella pellicola trasparente e metteral in frigorifero per almeno un’ora.
E’ passata un’ora?
Adesso?
Bene. Stendere la pasta in una teglia, le mie preferite sono quelle di 22 cm di diametro, la pasta deve ricoprire il fondo della teglia imburrata e i bordi fino a circa 4cm di altezza. Rimettere in frigo mentre si prepara il ripieno
Mescolare lo zucchero con la maizena (o la fecola, tutti e due sono amidi vegetali- perché ci piace cucinare, ma abbiamo anche fatto le scuole grosse), le tre uova e la panna.
Spargere i mirtilli lavati (ma lo devo dire che i mirtilli vanno lavati?) sul fondo della torta. Riscaldare il forno a 180°.
Ricoprire i mirtilli con il liquido ripieno, i più coraggiosi nuoteranno verso la superficie.
Cuocere a 180° per 30 minuti. Servire tiepida spolverizzata di zucchero a velo.
Siccome di errori e torte si parla devo essere onesta. La prima volta che ho fatto questa torta è venuta fuori deliziosa, non riuscivo a smettere di mangiarla (e direte voi, che differenza c’è con le altre torte?) Orso la sorvegliava giorno e notte. CHE FORTUNA.
La seconda volta ho sostituito i mirtilli con le more, raccolte dei miei piccoli nipoti aiutanti che ne hanno mangiato la metà per strada. E’ stato un errore, non i mirtilli mangiati, io sono la zia giovane e divertente, non mi occupo dei mal di pancia, ma mettere le more nella torta: sono troppo piene d’acqua ed il ripieno non è venuto altrettanto buono.
Una cosa che avete capito, è che mi diverto con poco, soprattutto se si mangia.